
letture di dicembre | 5 storie, 5 icone del design (e qualcosa di nuovo)
Dicembre è il mese dei momenti calmi trascorsi al caldo, accoccolati tra le coperte e, magari, in compagnia di una tazza di tè e un buon libro (fidatevi, le sue pagine fruscianti e profumate, ogni tanto, sono una buona alternativa allo schermo lucido e luminoso dello smartphone!).
Dicembre è anche il mese delle storie. Non parlo solo delle storie che la sera, prima della nanna, leggete forse ai vostri bimbi, ma anche di quelle avvincenti o romantiche nelle quali scegliete di immergervi dopo aver esaminato per qualche minuto il risvolto di copertina.
Io, in questo, riconosco di far parte di una minoranza. Oltre alle storie strappalacrime (preferibilmente attinte alla letteratura europea di fine Ottocento, lo confesso) sono una fan delle curiosità che stanno dietro a tanti oggetti con i quali, per un motivo o per l’altro, ho a che fare nella mia vita di ogni giorno.
Oggetti che ho in casa (o vorrei avere in casa) o che magari, semplicemente, mi capitano sotto gli occhi mentre faccio ricerche per il blog.
Il design italiano e internazionale, oltre a essere una fucina di idee in continua evoluzione, è anche un gran contenitore di aneddoti. Quando mi capita di leggerne qualcuno rimango sempre a bocca aperta e penso che questo succeda essenzialmente per due motivi:
- il primo è che spesso questi aneddoti riguardano oggetti che chi ama il design considera quasi sacri, frutto di una genesi misteriosa e a tratti incomprensibile
- il secondo è che solitamente si pensa al design come a qualcosa di serissimo e perfettamente razionale e trascinarlo nell’ambito di una situazione divertente e alla portata di tutti non sembra fattibile (e invece ho le prove che bisogna ricredersi…)
Oggi sono felice di poter associare a 5 icone del design altrettante storie insolite, capaci, oltre che di divertire, di rendere le icone stesse più vicine e familiari. Quasi quanto la cornice ideale in cui, con un salto di immaginazione, proviamo a inserirle alla fine dell’articolo.
Iniziamo il viaggio.
icone del design: non sempre la loro storia è come la immagini
1 | Philippe Starck, spremiagrumi Juicy Salif, Alessi

Philippe Starck, spremiagrumi Juicy Salif, Alessi
Nel 2015 ha compiuto ben 25 anni, ma a vedere il suo alluminio pressofuso ancora così bello lucido non si direbbe proprio. Parlo dello spremiagrumi Juicy Salif disegnato da Philippe Starck nel 1990 per Alessi che, di sicuro, entra a buon diritto nella mia piccola selezione di icone del design.
Sapete però qual è la cosa più sorprendente di questo spremiagrumi? No, non è la sua linea snella e rivoluzionaria, ma la storia che sta dietro alla sua ideazione.
Philippe (dai, chiamiamolo così, come un vecchio amico) disegnò infatti il suo Juicy Salif su una semplice tovaglietta di carta durante una cena in un ristorante sull’isola toscana di Capraia, dove era in vacanza con la famiglia.
Lo immagino mentre, con mano ferma e decisa, definisce con brevi tratti di penna quello che in seguito sarebbe diventato un vero e proprio oggetto del desiderio, bello e funzionale allo stesso tempo.
E voi, invece, riuscite a immaginare che faccia deve aver fatto Alberto Alessi vedendosi recapitare la busta con dentro i disegni di Starck sulla tovaglietta? Io sì e – ve lo dico – sto ridendo da sola!
Tra l’altro sembra che l’azienda avesse commissionato al designer non il disegno di uno spremiagrumi, ma quello di un vassoio, e questo rende tutto ancora più divertente… 🙂
2 | Studio65, divano Bocca, Gufram

Studio65, divano Bocca, Gufram
Ha 20 anni più dello spremiagrumi di Starck ma, in compenso, penso sia stato ancor più fotografato. Anche se non siete appassionati di design, infatti, sono sicura che lo abbiate visto in TV o sulla copertina di qualche magazine.
Si chiama Bocca, è un divano e lo disegnarono per Gufram, nel 1970, gli architetti di Studio65.
Il concept al tempo era davvero rivoluzionario perché traeva ispirazione da qualcosa di figurativo che, già di per sé, era legato al tema della sensualità, del cinema, della cultura POP: le labbra piene e carnose delle dive hollywoodiane, sottolineate dal rossetto rosso fuoco e, nello specifico, quelle della meravigliosa Mae West, ritratta nel 1935 da Salvador Dalí (mica male come riferimento per un divano, eh?).
Dal 1970 a oggi il divano Bocca continua a essere una vera e propria icona del design, capace anche di accogliere qualche ironica sperimentazione. Esistono infatti altre 3 versioni che, a partire dal disegno originale, propongono diverse interpretazioni:
- nel 2008 Bocca veste i panni di una Dark Lady (ribelle e gotica, con tanto di piercing extralarge) e di una Pink Lady (tutta vestita in fucsia, colore così pieno e sensuale che quasi ti aspetti una cascata di glitter!)
- nel 2016 Gufram festeggia i 50 anni di Bocca proponendo una sua versione tutta in oro, preziosa e sorprendente
3 | Charles & Ray Eames, Plastic Chairs, Vitra

Charles & Ray Eames, Plastic Chairs, Vitra
Se mentre frequentavo la Facoltà di Architettura mi avessero chiesto quale coppia invidiassi davvero avrei sicuramente risposto Charles e Ray Eames! Sapete che i coniugi statunitensi, nel corso della loro carriera, si occuparono non solo di design, ma anche di allestimenti e di cinema?
L’idea della loro chaise longue Billy Wilder, infatti, arriva addirittura da un’insolita collaborazione con l’omonimo regista, amico di famiglia.
L’idea progettuale dietro alle Plastic Chairs, invece, è tanto semplice quanto geniale e concretizza, in una serie di sedute versatili e modernissime, il succo concettuale di questa frase:
Il design dovrebbe portare il massimo del meglio al maggior numero di persone e al minimo costo.
Una scocca avvolgente ed ergonomica, realizzata a stampo in resina poliestere rinforzata con fibra di vetro, dimostra di essere adatta a rispondere a diverse esigenze d’uso, perché può essere posizionata su supporti di vario tipo: a slitta, a 4 gambe, a dondolo.
E se vi dicessi che le Plastic Chairs sono degli anni ’50 ci credereste? 🙂
4 | Achille & Pier Giacomo Castiglioni, lampada Arco, Flos

Achille & Pier Giacomo Castiglioni, lampada Arco, Flos
Indovinello: quanto pesa secondo voi il blocco di marmo che fa da supporto allo stelo della lampada Arco?
….
Tempo scaduto! Pesa ben 65 kg ed è certo che i fratelli Castiglioni, nel disegnare quella che sarebbe diventata una vera e propria icona del design dei nostri giorni, abbiano calcolato accuratamente misure e bilanciamenti, proprio come per risolvere un delicato problema strutturale.
La lampada Arco risponde a un’esigenza concreta che, pur se individuata già nel 1962, è ancora attualissima: quella di non vincolare il punto luce centrale a un sistema di illuminazione a sospensione, rigido e difficilmente adattabile al mutare delle esigenze all’interno di uno spazio abitativo.
Sapete che questo capolavoro di Flos trova posto nella collezione permanente del MoMA di New York e della Triennale di Milano?
E sapete che si tratta del primo prodotto di design a cui viene riconosciuta, dal punto di vista della tutela del diritto d’autore, la stessa dignità concessa a un’opera d’arte?
Davvero tante cose, per una lampada sola.
5 | Gaetano Pesce, poltrona Serie Up 2000, B&B Italia

Gaetano Pesce, poltrona Serie Up 2000, B&B Italia
Se avete in mente un concetto di design per cui la funzione viene prima di tutto il resto, in questo momento dovete metterlo da parte e far posto a qualcosa di più strettamente legato all’arte.
Le sedute Up di B&B Italia, infatti, fanno parte di una collezione molto più ampia, sviluppata già a partire dal 1969, quando l’azienda era ancora nota con il nome di C&B (Cassina e Busnelli). Poi tutto è cambiato, tranne il gioco in poliuretano che, fin dall’inizio, viene plasmato seguendo il progetto di Gaetano Pesce.
Una curiosità: le prime Up venivano vendute in una confezione sottovuoto che ne riduceva il volume fino al 90%. Una volta aperto l’imballaggio, il poliuretano si gonfiava pian piano fino ad arrivare alla forma definitiva. Ora invece le sedute vengono vendute nella loro forma originale e sono realizzate in poliuretano flessibile a freddo e rivestite in jersey.
icone del design: e se vi dicessi che ho trovato un posto ideale per esporle come una piccola collezione?
Quelli di Vitra sono gente sveglia. Da tempo, infatti, propongono una versione in miniatura delle tante icone del design che compongono le loro collezioni. Evito di esprimermi su quello che farei per avere in casa non dico tutti, ma almeno 4 o 5 di questi gioielli (può darsi che a Babbo Natale capiti di leggere questo post e lo interpreti come una letterina? Chissà…).
C’è poi anche chi pensa più in grande di me e, invece che immaginare delle semplici miniature all’interno di una teca, disposte in file ordinate su una serie di mensole, progetta un qualcosa che, idealmente, potrebbe ospitare le icone del design in scala reale.
A strutturare i propri progetti avendo bene in mente questo volo d’immaginazione sono quelli di Gibus, azienda tutta italiana che, fin dal 1982, ha un obiettivo ben preciso: studiare soluzioni progettuali capaci di dilatare lo spazio interno della casa verso l’esterno, attraverso sistemi modulari di pergole e tende da sole.
Parlano addirittura di una vera e propria Stanza del Sole come luogo del vivere quotidiano tra dentro e fuori, in ogni stagione dell’anno.

Gibus, pergola bioclimatica della serie Med Varia
L’evoluzione degli ultimi anni ha visto affacciarsi innovative soluzioni di pergole bioclimatiche, in grado di modulare e adattare l’orientamento delle lame in copertura per schermare o far filtrare la luce solare e l’aria. In caso di pioggia, poi, le lame stesse possono posizionarsi in modo da configurare un tetto continuo che, tra l’altro, è addirittura isolato dal punto di vista termico.
La pergola bioclimatica nell’immagine sopra fa parte della serie Med Varia e rappresenta, alla scala reale di una casa, una teca ideale per icone del design come quelle che vi ho raccontato poco fa. Con un piccolo sforzo è possibile immaginarle custodite al di là del vetro e, magari, con la sagoma riflessa sulla superficie liscia dell’acqua.
La casa si racconta, fin dall’esterno.
Nora
[articolo realizzato in collaborazione con Gibus]