Fatto sta che un giorno arriva un pacco a casa mia. Non ho dubbi: sono proprio io la destinataria. Il mio nome, introdotto pure dall’Arch. di rigore, sta scritto a chiare lettere sull’etichetta che campeggia sul lembo superiore, candida in un mare di cartone.
Lo esamino un po’, il pacco. Sta nel bel mezzo del mio soggiorno, sopra il tappeto verde che ha il piacevole ma impegnativo compito di accompagnare sfrenati giochi di bimbi e lunghe visioni televisive serali e notturne. Ci facciamo pure il picnic indoor, a volte, con tanto di tovaglia a quadretti stesa con cura, panini e succhi di frutta.
E ora che faccio con il pacco? Lo apro?
Così incontro Kalista. Arriva da Tomasella e questa è una certezza. Tra noi, però, c’è ancora un po’ di diffidenza, gran parte della quale deriva dal fatto che non so bene come definirla.
E’ una sedia? Sì.
E’ uno sgabello? Sì.
E’ un tavolino? Sì.
E’ un appendiabiti. Sì.
Kalista è ciascuna e tutte queste cose. Almeno così sembra rivelarmi a prima vista, non appena la libero del velo che la ammanta di mistero.
Non mi accontento, però, e decido di metterla alla prova. La mia casa è piccola ma, in quanto a funzioni, molto densa e impegnativa. Ho già in mente un po’ di posti nei quali Kalista dovrà necessariamente mostrarmi se è all’altezza della situazione o meno.
Kalista di Tomasella: un complemento perfetto per ogni spazio
in camera da letto
In camera da letto, ad esempio, dove ad attenderla ci sono le mie adorate ballerine rosa. Mai potrei separarmene e sembra che lei sia d’accordo. Il suo verde s’intona alla perfezione.
Mentre sono lì che conto le venature del parquet, inizia a frullarmi in testa un’idea. Potrei, facendo leva sulla vanità che già leggo nelle linee eleganti di Kalista, proporle il compito di essere il primo oggetto del mio sguardo al risveglio e l’ultimo al calare della notte. Il compito del comodino, in parole povere.
Lo accetta volentieri. E le dona; si pavoneggia con la Ducati.
in soggiorno
Non contente, Kalista ed io ce ne torniamo in soggiorno, proprio dove ci siamo conosciute: sul tappeto verde. Lì ci imbattiamo in pile e scaffali di libri. Ne individuo uno, in alto in alto, che credevo perso da tempo e, senza troppi complimenti, faccio di Kalista il mio sgabello.
Recuperato il libro, sprofondo nella lettura e, per qualche minuto, il nostro girovagare ha una tregua.
Riprende poco dopo, con energie rinnovate dalla sosta. Kalista è pronta per affrontare qualche altro compito impegnativo. Il primo: offrire calda ospitalità alla Take di Kartell che, da un po’ di anni, è mia fedele compagna di letture.
negli spazi per i bimbi
Il secondo: prestarsi ad accogliere il rientro a casa dei bimbi in una giornata piovosa.
E poi seguirli tra i loro giochi e i loro pastelli; vivere di freschezza, risate, piacere di stare in casa.
Ecco. Questa è la mia storia; mia e di Kalista. Può essere anche la vostra, se volete. Ora, come me, la conoscete meglio e sapete che, una o tutte insieme, lei può essere queste cose: una sedia, uno sgabello, un tavolino, un appendiabiti.
[articolo realizzato in collaborazione con Tomasella]