Ho scoperto Sejkko e la magia delle sue Lonely Houses grazie a un amico, Luca, che mi ha segnalato questo post su ArchDaily. Ora so che, dopo anni nei quali li ho utilizzati e, a volte, accantonati per stanchezza, i social possono ancora stupirmi. Oggi è il turno di instagram e di Manuel Pita, fotografo e scienziato poliedrico e affascinante.
Il suo pseudonimo, Sejkko, deriva dal giapponese e, in una sola parola (come spesso accade in questa lingua), condensa il significato di bambino, sincerità e potenza della verità. Immagino, a raffigurarlo, occhi limpidi, trasparenti come l’acqua e l’aria.
Il progetto fotografico Lonely Houses ha radici autobiografiche. E’ la storia di Manuel raccontata attraverso una casa che, da ideale e solo immaginata, diventa ogni giorno più concreta e vera, più vicina al bisogno di contenere gli affetti e la storia familiare. La ricerca si snoda in luoghi diversi, pur traendo origine dall’archetipo della casa isolata tradizionale del Portogallo, paese d’adozione di Sejkko.
La prima casa apparsa nel feed instagram di Sejkko è questa che vedete qui sotto e la sua descrizione, non appena letta, mi ha fatto percepire tutta la poesia del progetto.
We make our happy dream home
and we do all the normal things still,
like going to the shops and washing the dishes,
and all that.
La bellezza delle cose normali, del semplice andare a fare la spesa e lavare i piatti; ogni giorno, nella propria casa.
E ora vi lascio scegliere la vostra Lonely House preferita; la mia, come potete immaginare, è l’unica a colori nel bianco e nero all’inizio del post. Dentro – badate bene – ci sono i ricordi che conservate con voi.
[tutte le immagini sono di Manuel Pita aka Sejkko]