In via Savona 56, a Milano, c’è un atrio buio che, sullo sfondo, fa apparire una scritta luminosa: Moooi. Ogni anno mi capita di trovarmela davanti agli occhi, in periodo di Fuorisalone, e, piena di aspettativa, di lasciarmela alle spalle. Entro, sfidando il nero, e scopro l’allestimento di uno dei brand più contemporanei, ironici, eclettici, spregiudicati del panorama europeo. Nordeuropeo, per la precisione.
Lo spazio è immenso e, anche quest’anno, strutturato per ambiti, collegati tra loro dagli intenti di una scenografia complessiva, fatta di immagini, musica, luci. Senza mezze misure.
All’inizio rimango un po’ intontita, abbagliata. Può dipendere dall’orario della mia visita, forse (quasi le 19 dello scorso 16 aprile), o magari dal chilometraggio raggiunto dai miei piedi in giornata (Porta Genova – Brera – Euroluce – Tortona; non scherzo) o magari, ancora, dal fatto che i miei occhi, nel tour de force da Design Week, accusano ormai un fastidio da allergia al design. Non so.
Oppure è proprio che l’universo di Moooi è così rutilante, assurdo quasi, da richiedere un’attenzione particolare; uno studio, una scrematura dell’eccesso per arrivare al dunque. Mi ripropongo di andare a conoscere da vicino i prodotti in uno degli showroom che ho individuato a Roma, la mia città. Chissà se mi fanno lo stesso effetto magnetico di quelli, identici, che vedo esposti a Milano.
Lo spettacolo, al Fuorisalone, fa l’80% del lavoro e, facendo uno sforzo di astrazione, cerco di isolare alcuni elementi dal contesto. Capisco che alcune lampade – grovigli di luci – mi piacciono moltissimo e che le sedute, ampie e un po’ retrò, assecondano il mio gusto nostalgico per un certo design domestico e raccolto.
Molto altro, invece, è lì ad allestire il contrasto, il salto di scala, la provocazione. E, nonostante questo, Moooi è capace di mettere d’accordo un po’ tutti, tante sono le ispirazioni e le tendenze che convergono in via Savona 56. Da non perdere.