
Ve l’ho mai detto che adoro andare in giro per Milano in tram? Io, del tram, adoro tutto: luci, rumori e persino la ressa mattutina che, alle fermate, costringe al continuo saliscendi.
Fatto sta che alcuni giorni fa proprio un tram, nel primo pomeriggio di una Milano assolata e poco rumorosa, mi ha lasciato in via Tiepolo, proprio di fronte al civico 38. Una lucida porta nera, a un marciapiede di distanza dalla fermata del 5, mostra alla sua sinistra una targa ancor più lucida.
Mi avvicino e leggo: Conti Guest House. Sono arrivata. Suono il campanello e mi accoglie, in vestito verde e sorriso aperto, la signora Marta. Scendo insieme a lei una breve rampa di scale e mi trovo avvolta dalla luce pomeridiana del giardino sul retro.

Avete presente quella sensazione di incertezza e di necessità di ambientamento che, quasi sempre, vi invadono quando mettete piede in un hotel o in un B&B? Bisogna prendere confidenza con il luogo, con i suoi oggetti; persino con i suoi odori.
Questo passaggio, alla Conti Guest House, avviene in modo fluido, senza strattoni. Si scivola subito nella sensazione di trovarsi a casa; in una casa più bella della propria, forse, ma pur sempre una casa.

In giardino mi aspettano Nicola Gisonda, l’architetto autore della ristrutturazione dell’edificio che ospita la Conti Guest House, ed Erica Gobbo che, per la stessa struttura, si occupa dell’ufficio stampa.
Comodamente seduti, sorseggiando acqua fresca, iniziano a raccontarmi qualcosa di Milano, della moda, dei tram e di come sia bello che, nelle nuove iniziative, l’architettura e la struttura cittadina originaria acquisiscano nuovi valori, rispolverando un fascino antico un po’ nascosto.
Milano è bella quando mantiene il suo aspetto storico.
La signora Marta mi indica un albero in giardino.

Quell’albero lì, durante la ristrutturazione, ho deciso di tenerlo. L’ho piantato quando sono nate le mie figlie e a novembre farà dei frutti rossi bellissimi. Bisogna andare avanti conservando sempre un ricordo e un segno del passato.
Le cose possono resistere nel tempo solo se non sono legate alla moda del momento.
L’arch. Gisonda continua.
Gli elementi preesistenti vanno coniugati con la nuova funzionalità dell’edificio e il connubio crea sempre dei risvolti molto interessanti.
Durante l’intervento sulla futura Conti Guest House abbiamo stravolto completamente l’interno, svuotandolo di tutte le partizioni e degli elementi architettonici a eccezione dei solai e della struttura del vano scale, che sono stati mantenuti nella conformazione originaria.
Il resto è stato completamente ripensato, così come il rapporto dell’edificio con l’esterno. La facciata sul retro presenta oggi delle nuove aperture, necessarie a dare accesso al giardino e luce ai bagni ai piani superiori.
La richiesta della signora Marta, quando mi ha contattato, è stata quella di progettare una struttura piccola ma di alto livello, capace di differenziarsi rispetto al resto dell’offerta ricettiva cittadina.
Le camere sono solo sei e possono ospitare in tutto dieci persone, ma ogni spazio è studiato nei dettagli per offrire il massimo del comfort durante il soggiorno.
Il discorso dell’arch. Gisonda prosegue poi sulla convivialità e sulla necessità di trovare, anche quando lo spazio a disposizione scarseggia, luoghi nei quali possano svilupparsi relazioni e si possa stare insieme.
Il simbolo dello studio dell’aspetto della convivialità nella Guest House è di sicuro il tavolo Noi, prodotto interamente a mano su mio disegno. Ed è proprio il tavolo lo strumento utilizzato per “ascoltare il cliente” durante l’unico pasto che gli viene servito: la colazione mattutina.

La signora Marta mi sorprende poi con alcune parole che hanno a che fare con facebook, instagram e non solo.
Al di là della struttura bella l’importante è avere attenzione per il cliente. Deve esistere una corrispondenza tra l’immagine che viene veicolata attraverso la pubblicità, il passaparola e i social network [la Conti Guest House è su facebook e a breve muoverà i primi passi su instagram, ma con calma; bisogna farsi le ossa pian piano] e l’ospitalità vera e tangibile offerta da me e mia figlia [Laura Ratti, che ho incontrato la mattina successiva a colazione].
Il significato dell’attività dell’albergatore risiede nell’accoglienza.
In pochi mesi di apertura [la Conti Guest House è stata inaugurata lo scorso 16 marzo, poco prima dell’inizio della Milano Design Week] abbiamo già avuto dei clienti che sono tornati da noi per la seconda volta. È bellissimo conoscere persone diverse e farsi raccontare le loro storie. L’intimità nasce facilmente e il rispetto dei momenti di silenzio sta tutto nella capacità di ascoltare e assecondare i diversi bisogni.
La Guest House cresce ogni giorno e migliora anche grazie ai commenti, alle parole scambiate con gli ospiti; persino grazie alle critiche che, quando sono espresse in un ambito intimo e domestico come quello che offriamo, sono sempre sincere e costruttive.
Assomigliano più a consigli di amici che a recensioni impersonali e aiutano a risolvere piccoli errori inevitabili nella gestione di una struttura ricettiva.

L’arch. Gisonda prosegue.
Sta in quell’”House” il significato della struttura e della sua accoglienza. L’architettura ha bisogno di essere completata da una gestione che la rispecchi e la arricchisca.
E un altro aspetto importante, per l’architetto che si trova a curare un progetto di questo tipo, è il rapporto con il proprio committente. In questo caso tra noi [e sorride alla signora Marta] si è creato uno scambio e un confronto che va molto al di là della condivisione di semplici esigenze lavorative e professionali.
Committenti così sono davvero molto rari.

La signora Marta mi racconta qualche aneddoto sugli ospiti, le loro richieste e piccole manie e, per una volta, mi sento davvero compresa. Pare che non sia l’unica, in questo periodo, a preoccuparsi per l’imminente prova costume e a colazione tenti di limitare i danni (la mattina dopo i miei buoni propositi svaniscono e, se date un’occhiata alle immagini di cosa trovo in tavola, il motivo è subito chiaro).
La colazione alla Conti Guest House non sarà, a quanto pare, l’unico attentato alla mia linea. Mentre sfoglio il numero di aprile scorso di Abitare, all’interno del quale il racconto del progetto di Nicola Gisonda ritaglia ben nove pagine, lo stesso architetto mi invita a visitare, la prossima volta che sarò a Milano, il suo Corsia del Giardino, così come le meravigliose Officine del Volo.

Il tavolo, come già detto, si chiama Noi ed è stato prodotto da Mentemano su disegno di Gisonda. Il suo piano perfettamente quadrato definisce un elemento di design di profonda matericità; è in rovere naturale, piacevolissimo, morbido e caldo al tatto.
Le sedie Corsia sono invece in produzione da Lando già da due o tre anni.
La cucina con finitura nera opaca che occupa la parete di fondo della sala comune a quota giardino è la Velvet Elite di GD Arredamenti. Si propone più come mobile living che insieme di elementi contenitori e di elettrodomestici, per poter accompagnare con discrezione e funzionalità ogni momento della giornata nella Guest House.
Si chiama Zefiro il pannello che divide la zona comune dallo spazio di lavoro che, in pochissimi metri quadrati, ospita la scrivania e l’archivio della signora Marta.
Il pannello, strutturato per rivelare l’ispirazione marina delle vele sul mare, è laccato in un intenso colore blu, stampato a motivi geometrici e laccato nuovamente con finitura trasparente opaca. Al tatto l’aspetto materico acquisisce rilevanza e completa la percezione visiva del dettaglio.
La scrivania, con piano ovale in vetro e struttura in ottone, farà presto parte, insieme a Zefiro, di una nuova collezione di arredi e complementi firmati da Gisonda (per ora segretissima…).
Ai piani superiori la pavimentazione delle scale e dei pianerottoli in pietra è tagliata secondo linee geometriche che riprendono i dettagli già visti al piano inferiore.
Proprio davanti a ciascuna porta è incisa, a terra, la numerazione delle stanze. Non è consecutiva, ma segue un preciso criterio progettuale: ciascun numero ricalca quello scelto, nella palette, per individuare il colore della stanza stessa.
Il grigio, il nero e il bianco, insieme all’ottone, alla pietra e al marmo, costituiscono il filo conduttore del design delle diverse camere (due singole e quattro matrimoniali in tutto).
All’interno di ciascuna un’ampia parete vetrata definisce il bagno, conservando la trasparenza e ampliando la percezione ottica dello spazio che, pur essendo di dimensioni contenute, risulta perfettamente funzionale.
Conti Guest House: i colori delle camere

Riuscite a indovinare quale delle tre è stata la mia camera alla Conti Guest House per una notte?
Vi aiuto: il colore ha molto (davvero molto!) a che fare con le pagine di design outfit! Ci siete? dai, è il mio rosa cipria 58! Qui di seguito trovate altre immagini della mia e delle altre camere.
maggiori informazioni sulla Conti Guest House sul sito web della struttura





