
dentro La Nuvola di Fuksas: luce e architettura
Siete mai stati dentro una Nuvola? Intendo piedi e tutto il resto; non vale se ne avete attraversate centinaia a bordo di un aereo, sia chiaro. Io sì, ci sono stata. E’ successo lo scorso 8 dicembre, in compagnia di Patrizia di Archidipity e con famiglie al seguito, compagno e bambini.
Loro, poveri figli di architetto, sono ormai abituati a gite per la città un po’ fuori dal comune e così, quando ho detto che saremmo entrati dentro una Nuvola vera, proprio nel giorno che il calendario destina all’allestimento dell’Albero, non hanno battuto ciglio e si sono limitati a dirmi: ma poi ci facciamo merenda, dentro la Nuvola? Come non amarli alla follia?
Fatto sta che quella mattina ci siamo trovati tutti lì, di fronte alla facciata di una delle architetture più criticate e controverse degli ultimi anni. Sembrava incredibile che, nonostante le polemiche e i ritardi sul cantiere, l’avessero finalmente portata a compimento. Nelle mie fotografie, così come nelle molte rassegne della stampa di settore (e non) avete però la prova che sì, La Nuvola di Fuksas, teca compresa, è compiuta.
Per quattro giorni, dall’8 all’11 dicembre, il nuovo Centro Congressi all’EUR, posizionato all’incrocio tra via Cristoforo Colombo e viale Asia, ha avuto un totale di seimila visite, prenotate sulla pagina nellanuvola.it. Leggo che al momento non sono previsti altri turni di accesso all’edificio, ma vi conviene monitorare il sito per eventuali prenotazioni future.
La Nuvola, inaugurata il 29 ottobre 2016, vedrà le sue sale occupate dal primo evento ufficiale solo il prossimo anno, con un congresso internazionale di avvocati.
Visitarla ancora intatta rispetto all’uso per cui è stata concepita è stata davvero un’emozione grandissima. Nello scrivere questo tralascio tutto il grigiore delle polemiche sulla gestione del progetto e dell’appalto e mi limito a pure considerazioni da architecture lover.
La struttura è grandiosa e delinea due volumi ben distinti tra loro: la teca vetrata, trasparente e piuttosto tradizionale (nonostante l’imponenza che sì, è davvero non tradizionale), e l’ammasso candido e apparentemente leggero della Nuvola vera e propria.
A partire dal piano interrato, occupato da un vastissimo open space modulabile a piacere attraverso una serie di pannelli scorrevoli a scomparsa, si sale verso il nucleo di questa architettura di Massimiliano Fuksas, liberandosi progressivamente del nero e di alcuni accenni di colore. La sequenza è: nero | nero e bianco | bianco e colore | bianco e cielo. L’acciaio è ovunque e, dopo un po’, ci si abitua ai suoi intrecci.
L’opera è semplice e complessa allo stesso tempo e credo che il merito di questo binomio sia da attribuire all’idea iniziale della Nuvola stessa. Nell’immaginario collettivo ha a che fare con la morbidezza, il carattere etereo e, anche, con l’impossibilità di associarla a una materia ben definita. Non so voi, ma io sono ancora convinta che una Nuvola si possa toccare (e ho quarant’anni suonati!).
Mi prendo la libertà di lasciarvi semplicemente alle immagini, senza scrivere altro. Ai miei bambini sono bastati due passi all’interno per rimanere a bocca aperta.