
Amici e amiche, secondo me sull’immagine qui sopra ci giochiamo più di sei anni di fiducia reciproca (tanti quanti sono quelli del blog), perché sto per scrivervi che cos’è e dove si trova questo posto e voi, senza battere ciglio, dovete credermi.
Pronti?
Questo soggiorno caldo e accogliente si trova a pochi chilometri da Sassuolo (e qui qualche campanello che suona ceramica dovrebbe già tintinnarvi nella testa), in un antico edificio rurale che, tanto per non venire meno alle sue origini, si chiama proprio Old House. E fino a qui, ci siamo.
Ma sapete qual è la destinazione d’uso attuale di questo spazio, sottratto all’abbandono da un bellissimo progetto di recupero firmato Kengo Kuma? Ve lo dico io: è il centro di documentazione di Casalgrande Padana, l’azienda tutta italiana che fa della ceramica e del gres porcellanato la sua missione da quasi sessant’anni (nel 2020 si festeggerà un compleanno importante!).
Ora, se vi sembra che un posto così accogliente non possa essere legato a una realtà industriale importante, attiva su vasta scala, siete liberi di non credermi. Altrimenti andiamo avanti nella visita virtuale, così ho l’occasione di raccontarvi altre cose belle.
perché la Old House è un edificio importante?
Potrebbe non sembrarvi, ma nonostante le dimensioni contenute e il carattere familiare e accogliente, la Old House è un edificio davvero importante per Casalgrande Padana.

La Old House ha infatti a che fare con il territorio e con le piastrelle in cotto di una volta, per due motivi. Il primo è legato alla sua posizione ai piedi delle colline da cui, storicamente, veniva estratta l’argilla, ingrediente base di mattoni, pavimenti e rivestimenti.
Il secondo, invece, ha a che vedere con il fatto che, al suo interno, conserva un antico forno in laterizi refrattari, che una volta serviva per cuocere le piastrelle, tutte impilate su strati orizzontali.
La memoria, quindi, è una parte essenziale del progetto della Old House.

Ma Old House vuol dire anche legame con la tradizione del creare qualità con quello che il territorio ci offre, portando avanti eccellenze nel corso degli anni. Parlo delle specialità gastronomiche locali 😉 ma anche, allargando la visuale, della ceramica intesa come materiale legato a un concetto dell’abitare tutto italiano.
A sottolineare questo aspetto, uno degli ambienti a piano terra dell’edificio mostra, su una parete ben illuminata, una ricca collezione di piastrelle artigianali storiche, provenienti dalla Campania: una terra che, proprio come l’Emilia, porta avanti la tradizione di questo materiale da centinaia di anni.

Ma, oltre che per tutto questo, la Old House è un edificio importante perché sintetizza, in uno spazio fresco, arioso e pieno di personalità, uno degli aspetti più interessanti sottesi alle scelte produttive dell’azienda: l’ascolto delle esigenze dei progettisti e lo sviluppo di una tecnologia su misura, adatta a concretizzare le idee in lastre, texture, colori, trame.
Se Kengo Kuma, ad esempio, sposta sul gres il concetto di foglio, leggero e privo di spessore, e ci costruisce un involucro candido, che spazia da cielo a terra e da dentro a fuori, altri architetti, in collaborazione con Casalgrande Padana, hanno potuto a loro volta raccontare le proprie ispirazioni, legandole a un materiale che, nonostante la sua matrice profondamente concreta, sembra ben disposto ad accettare continue innovazioni.
Penso a Daniel Libeskind (vi ho parlato dei suoi progetti con Casalgrande Padana nel primo articolo dedicato a questa mia nuova collaborazione), ma anche a tutti i progettisti vincitori dell’XI edizione del Grand Prix, premiati lo scorso 24 maggio 2019, durante l’evento immediatamente successivo all’inaugurazione di Casa Baldi, nuovo Creative Centre dell’azienda a Roma.
il Grand Prix come osservazione e misura delle esigenze dei progettisti
Qui sotto il video che raccoglie tutti i progetti del Grand Prix per le diverse categorie di concorso (l’avevo pubblicato in originale sulla mia pagina facebook, ve l’eravate perso?).
Qui sotto, invece, alcune lastre prodotte a progetto negli stabilimenti Casalgrande Padana, fotografate presso il Creative Centre aperto nel 2006 in prossimità della sede dell’azienda.



Se combiniamo questi due tipi di informazione – il fatto che Casalgrande Padana promuova un premio d’architettura e che incentri parte della sua produzione su progetti su misura – non può che emergere che:
- l’azienda scommette fin dagli esordi sull’importanza della collaborazione con il progettista: insieme si cresce (bene) e quello che si crea acquisisce un valore inestimabile, perché rappresenta l’incontro tra saperi diversi e complementari
- questa stessa modalità di collaborazione fa sì che la produzione dell’azienda sia sempre aggiornata rispetto alle tendenze e alle esigenze progettuali tecniche, tecnologiche ed estetiche
tecnologia su misura
la produzione delle lastre in gres Casalgrande Padana

le lastre Kontinua, la soluzione su misura per i progettisti
Ospite di Casalgrande Padana, ho visitato alcuni giorni fa due dei sei stabilimenti produttivi a oggi attivi. Molto interessante è stato capire come viene prodotta Kontinua, la soluzione su misura che, più di tutte, è studiata per ampliare le possibilità di applicazione della ceramica all’architettura.
Parliamo, sostanzialmente, di lastre che vanno dai 60 x 120 cm (quando ho visitato lo stabilimento le stavano producendo) ai (quasi incredibili) 160 x 320 cm, per spessori che variano da soli 5 mm a oltre 1 cm.


Mi è già capitato di visitare altre fabbriche di questo tipo, nel corso degli anni, ma su Kontinua mi hanno dato alcune informazioni particolari che ancora ignoravo e cioè che:
- gli ingredienti che costituiscono l’impasto delle lastre di grande formato è di base lo stesso (quarzo, feldspato, caolino solo per dirne alcuni), solo che la selezione della materia prima contempla una cura e un’attenzione speciali per evitare che, nel corso delle varie lavorazioni, ci siano delle reazioni negative inaspettate del materiale
- se la produzione di lastre in gres di dimensioni ordinarie è controllabile in un ambito di ragionevolezza – nonostante lo stress termo-igrometrico subito dalla materia -, quella che riguarda le lastre di grandissimo formato è molto più impegnativa: l’eventuale errore ha l’aggravante di ripercuotersi su svariati metri quadrati di gres, producendo un danno economicamente rilevante. Da qui la cura e l’attenzione speciali che dicevamo
- se il ciclo di cottura di una piastrella 60 x 120 cm è pari più o meno a 45 minuti, quello di una 160 x 320 cm supera l’ora ed è preceduto, come avviene anche per lastre di altre dimensioni, da una fase di essiccazione calibrata per eliminare dall’impasto, precedentemente pressato, l’umidità residua (parliamo di circa il 4%)
- le possibilità progettuali legate alle lastre 160 x 320 cm sono pressoché infinite, perché concentrano risultati di accurate sperimentazioni, accostamenti, sovrapposizioni, dando quindi vita a un prodotto di assoluta eccellenza, interamente made in Italy

la produzione delle lastre in gres

Il secondo stabilimento di Casalgrande Padana che ho visitato mi ha impressionato soprattutto per le sue dimensioni: è enorme e, nonostante questo, è perfettamente organizzato in una serie di reparti che portano quella che in apparenza è della semplice polvere a diventare piastrella, proprio come una di quelle che abbiamo sui pavimenti e sulle pareti delle nostre case.

Durante la visita sono stata accompagnata da Mirco, addetto a una delle fasi di produzione, che mi ha raccontato passo per passo come avviene la nascita di una piastrella (e, con infinita pazienza, ha aspettato che scattassi il mio solito centinaio di foto!).
Ogni fase della produzione è caratterizzata da una forte componente tecnologica anche se, a pensarci bene, quest’ultima non può che essere stata sviluppata e raffinata, nel corso degli anni, se non attraverso il continuo riferimento a due dei fattori più importanti per Casalgrande Padana:
- il territorio, con la sua tradizione prima artigianale e poi industriale
- l’uomo, inteso sia come consumatore finale del prodotto sia come progettista che, in collaborazione con l’azienda, contribuisce alla definizione di quella tecnologia su misura di cui parlavamo all’inizio dell’articolo
Qui di seguito, per chiudere, una piccola galleria di immagini che, per dettagli, riassume quello che ho visto durante la visita al secondo stabilimento.






[articolo realizzato in collaborazione con Casalgrande Padana]