
textile playground
Mi dispiace davvero non avervi raccontato prima dell’Harmonic Motion di Toshiko Horiuchi MacAdam. Posso solo sperare che qualche lettore, vedendo l’immagine qui sopra, abbia riconosciuto al primo colpo d’occhio l’intrico dell’enorme scultura tessile dell’artista nippo – canadese – la Rete dei Draghi -, che fino a pochi giorni fa era installata nella hall del MACRO di via Nizza a Roma.
E’ quasi difficile trovare le parole per descrivervela; ci provo. Vi chiedo di immaginare una combinazione di molti centrini tessuti all’uncinetto, accostati l’uno all’altro come in un tipico american quilt; il tutto portato alla scala di un edificio e, invece che in lana, in robuste corde di nylon.
Un’installazione interattiva, l’Harmonic Motion; a testarla, in un pomeriggio deserto di luglio, ho portato i miei due bimbi. Da allora la loro passione per i musei ha preso piede; forse ho trovato il modo giusto per instillargliela, attraverso il gioco, il piacere, la curiosità che può scaturire da un oggetto, da un qualcosa da scoprire e far proprio. Una visita al museo che nulla ha a che fare con la noia.
Queste le immagini del nostro pomeriggio insieme.
Su Toshiko e la Rete dei Draghi, poi, mi sono documentata. Ho scoperto che, per realizzarla, ha impiegato ben sei mesi di lavoro; tassello dopo tassello, avvalendosi della preziosa consulenza di Norihide Imagawa (professore di Structural Engineering alla Tokyo Denki University) e di Charles MacAdam (suo marito, con il quale cura, a Bridgeport, Nova Scotia, un laboratorio interattivo di progettazione e produzione tessile).

textile playground | immagine via Beautiful Decay
So anche, dopo averlo appreso da più parti, che l’Harmonic Motion non è certo il primo textile playground ideato e messo in opera da Toshiko. Ne esistono molti altri, specie in Giappone, e per la maggior parte, pur se installati in musei, conservano intatto il loro carattere prettamente ludico; forse più che nel contesto un po’ ingessato del MACRO.
Chiudo con qualche immagine del museo, ristrutturato e ampliato dall’architetto francese Odile Decq e completato nel 2010. Devo dirlo: il locale più apprezzato dai bimbi è stato la toilette, con i suoi giochi cromatici luminosi.
P.S. Anche io, ovviamente, mi sono arrampicata e sono rimasta avvolta nella rete. Non esistono però testimonianze fotografiche della mia prodezza; e forse è meglio così.