il mio cuore in Finlandia è a casa di Alvar Aalto
Non posso aggiungere molto alle migliaia di righe già scritte su Alvar Aalto. Studi, critiche e racconti costituiscono un patrimonio con cui è difficile confrontarsi. E’ per questo che sono qui in compagnia soprattutto di immagini. Per dirvi le emozioni della mia visita alla casa di Alvar Aalto devo prima fare un respiro profondo e cercare di immergermi di nuovo in quel 26 maggio. Ero lì a Helsinki, in Riihitie 20, a pochi minuti di autobus dal centro città.
La casa è in un quartiere residenziale qualunque; niente di aulico o esclusivo. Dalle pagine di Leonardo Benevolo, Storia dell’Architettura Moderna, salta fuori così, reale; sostenere la sua vista, come emozione, è stato peggio che affrontare un monumento romano. A quello sono preparata, di solito; mi faccio una ragione delle dimensioni, della storia e dell’importanza e filo dritta al dunque.
A Helsinki no; ero impreparata. Ho visto una casa e ho capito che lì, a chilometri da dove sono di solito, stava il mio cuore di architetto. Da qualche mese ho una collezione di immagini a colori che, per sicurezza, sono andata a confrontare con qualcuna di quelle in bianco e nero del Benevolo. Letteratura e architettura, reale e tangibile, sono perfettamente paragonabili; incredibile.
Nelle stanze della casa di Alvar Aalto – e anche in quelle dello studio, situato a poche centinaia di metri di distanza, nello stesso quartiere residenziale – si respira un’aria di concretezza e gesti misurati che faccio fatica a raccontarvi. E’ come se l’essenza del mestiere dell’architetto fosse contenuta in quelle mura. Un ampio tavolo contro la finestra, che ancora ospita qualche strumento per il disegno, rivela il ruolo della luce come elemento essenziale della progettazione e della vita.
Le ombre nette sono al bando; tutto è morbido, fluido, equilibrato. A pensare e lavorare in un posto così se ne tirerebbero fuori di buone idee…
Forse a qualcuno di voi è capitato di visitare la casa di Pirandello a Girgenti? A me sì, tanti anni fa. Ricordo di aver pensato che, con quel pino marittimo proteso verso l’infinito, di sicuro sarebbe stato più semplice che altrove scrivere capolavori. Stessa cosa per Byron e Shelley tra Lerici e Porto Venere: mare in tempesta e ripide scogliere per i versi più celebri del romanticismo inglese.
Nei luoghi di Alvar Aalto è la mancanza costante di enfasi a far sentire a casa. Sembra che chiunque, guidato dal Maestro, possa ancora oggi prendere in mano una matita e, con attenzione, iniziare a tracciare segni ben distinti sulla carta. E’ l’apparente assenza di complessità a rendere tutto quieto, domestico e a regalare la possibilità di sentire, percepire, iniziare a comprendere.
una galleria di immagini
la casa di Alvar Aalto
lo studio di Alvar Aalto
