caldaia autonoma o caldaia condominiale: ogni scelta comporta pro e contro
Oggi parliamo della sempreverde questione è preferibile la caldaia autonoma mono-utenza o la caldaia condominiale?
Cominciamo col dire che una risposta chiara e inequivocabile non esiste! Ognuna delle due scelte ha pro e contro e, soprattutto, esiste una normativa in merito da dover rispettare.
Ah, una cosa: non si chiama caldaia, il nome corretto è generatore di calore!
il boom della caldaia autonoma tra gli anni ’80 e 2000
il pro fondamentale della caldaia mono-utenza: l’autonomia di gestione
Per molti anni tra gli ’80 e i 2000 la pubblicità tradizionale via stampa e TV e più o meno tutte le categorie di esperti (dagli installatori, agli amministratori di condominio e persino ad alcuni politici) comunicavano a gran voce questa verità: la caldaia mono utenza è la migliore in quanto consente di riscaldare la nostra casa nel modo e nei tempi che solo noi vogliamo, senza dover scendere a patti col diavolo e con i vicini per concordare tempi e modalità di accensione.
Questa affermazione è vera, ma non tiene in considerazione tutti i fattori, anche negativi, per poter effettuare una scelta con reale cognizione di causa. Di seguito vediamo insieme i principali.
i contro della scelta della caldaia autonoma
Gli aspetti negativi della scelta della caldaia autonoma mono-utenza, a seguito del suo boom di diffusione tra gli anni ’80 e i 2000, sono:
- la qualità costruttiva delle caldaie mono-utenza che, per costare sempre meno, hanno avuto nel tempo una vita media di lavoro considerevolmente più breve delle caldaie di una certa rilevanza (quelle con potenza maggiore, destinate a riscaldare più unità immobiliari)
- l’efficienza di produzione del calore: va da sé che dotare un certo numero di famiglie di una propria caldaia ha costretto il nostro paese ad acquistare più combustibile (generalmente gas metano) dai produttori internazionali
- ultimo aspetto, ma non di scarsa rilevanza, la manutenzione.
Ogni caldaia autonoma necessita di:
proprio contratto di manutenzione
propria verifica annuale dei gas di scarico
mentre quella condominiale necessita di:
un solo contratto di manutenzione e un solo controllo annuale dei fumi che, seppur maggiormente onerosi rispetto ai singoli controlli delle caldaie autonome, costano molto meno della somma riferita a tutte le caldaie autonome presenti in un condominio.
cosa dicono le normative sulla caldaia condominiale
La normativa nazionale, oggi, impone per condomini con dieci o più unità immobiliari l’utilizzo della caldaia condominiale (tranne che per poche e specifiche situazioni di impossibilità) con l’abbinamento della contabilizzazione dell’energia per ogni utente (alcuni regolamenti comunali sono addirittura più restrittivi, diminuendo il numero delle unità a partire dal quale vige l’obbligo della caldaia condominiale).
i vantaggi della contabilizzazione dell’energia
Con questo sistema si ottengono:
- i vantaggi globali della caldaia condominiale:
- minor consumo di gas dato dalle minori perdite di energia
- minor costo della manutenzione e degli obblighi normativi (come, ad esempio, il bollino blu a Roma per i gas di scarico)
- i vantaggi della caldaia autonoma:
- apertura del passaggio dell’acqua calda, con relativo riscaldamento di casa, nel momento in cui ogni utente lo desidera
la caldaia condominiale oggi: aspetti tecnici
il sistema di regolazione elettronico dell’impianto
Per ottenere questi vantaggi, gli impianti di riscaldamento centralizzati sono profondamente cambiati negli ultimi vent’anni, sia come filosofia di funzionamento che come materiali.
Gli impianti di riscaldamento condominiali sono diventati più o meno tutti a portata variabile: circola acqua calda nell’impianto se c’è qualche utente che desidera riscaldare la propria unità.
In questo senso è indispensabile un sistema di regolazione elettronico dell’impianto che comandi le elettropompe di circolazione e le caldaie in base alla temperatura dell’acqua che torna in centrale.
l’importanza dell’isolamento termico delle tubazioni
Grazie all’isolamento delle tubazioni dell’impianto di riscaldamento, obbligatorio e necessario per evitare dispersioni termiche, la temperatura dell’acqua che torna in caldaia, dopo aver riscaldato le unità condominiali, è quasi esente da perdite di calore dei tubi. La temperatura di ritorno varia dunque in funzione delle sole necessità di riscaldamento delle singole unità immobiliari.
cosa succede quando gli utenti chiudono l’acqua dei propri radiatori
Quando l’acqua ritorna alla caldaia a una temperatura molto vicina a quella che aveva all’andata, l’impianto di riscaldamento centralizzato capisce che gli utenti delle varie unità immobiliari stanno man mano chiudendo l’acqua dei radiatori, non avendo ulteriore necessità di riscaldare i propri appartamenti.
A questa condizione, le elettropompe cominciano a spingere sempre meno acqua nelle tubazioni, fino ad arrivare a un minimo del 20% circa del valore nominale (cosa che si verifica quando nessuno richiede calore). Questo consente al sistema di rimanere sempre attivo e vigile, pronto per la prima futura richiesta di acqua calda da parte degli utenti.
La caldaia, con bruciatore a portata variabile di combustibile, rimane ottimizzata per la massima resa, anche in condizioni di basso prelievo di calore dall’acqua.
Le elettropompe, per avere una portata d’acqua variabile, utilizzano un inverter elettronico che le comanda diminuendo la frequenza della corrente elettrica di alimentazione tra 50 Hz (valore normale dell’energia elettrica) e 10 Hz (valore minimo).
la caldaia condominiale a condensazione
come funziona la caldaia a condensazione
La caldaia, oggi, è diventata di tipo a condensazione. Il nome deriva dal fatto che, oltre un elevato rendimento di produzione del calore con bassissime perdite dall’involucro, è in grado di recuperare il calore dai gas combusti, prima che gli stessi siano espulsi in atmosfera, mediante la condensazione del vapore acqueo presente nei fumi stessi.
il ruolo fondamentale dell’addolcitore
il pericolo dell’intasamento da calcare
Queste caldaie, per essere così performanti, sono anche molto delicate. Devono quindi essere provviste di un addolcitore d’acqua per diminuire fortemente la presenza di calcio e magnesio nell’acqua che reintegra l’impianto. Questi minerali, normalmente presenti nella rete degli acquedotti cittadini, ad alte temperature decadono in fiocchi, che tendono a solidificare creando il calcare, acerrimo nemico delle caldaie a condensazione.
L’intasamento da calcare, mandando in sovra-temperatura gli scambiatori, è in grado di rompere il corpo in ghisa (o acciaio) dello scambiatore di calore della caldaia, con conseguente necessità di sostituzione fuori garanzia del prodotto.
l’addolcitore a scambio di basi
L’addolcitore migliore per impianti condominiali è sicuramente del tipo a scambio di basi: gli ioni calcio e magnesio, tramite una bombola con resine a scambio cationico, vengono sostituiti dallo ione sodio che non crea problemi di intasamenti.