Una comunità di artisti, riuniti in una casa (gialla), con cui dipingere getti di luce: questo era il sogno di Vincent Van Gogh. Un’utopia? Per molti sì, soprattutto per il povero olandese, ma non per Alda Fendi che, a Roma, ha dato vita ad un vero e proprio condominio dell’arte.
Per farlo ha deciso di complicarsi la vita. Già, perché non ha scelto un posto qualsiasi ma Palazzo Velabro, un edificio occupato, abbandonato all’incuria del tempo. Immaginate la trafila burocratica dietro un’operazione del genere. Il solo pensiero è una prova di coraggio.
Eppure Alda Fendi, moderna Don Chisciotte, non si è arresa. Otto anni, tanti capitali investiti, un archistar d’eccezione, un premio Oscar per le luci e il gioco è fatto: l’11 Ottobre 2018 la Fondazione Alda Fendi Esperimenti ha aperto le sue porte a Roma e al mondo.
È stato difficile, ma ce l’abbiamo fatta, e senza clamori. Adesso Rhinoceros è una realtà, un villaggio d’arte, un centro di creatività internazionale per produrre esperimenti in assoluta libertà.
perché Rhinoceros
Il vecchio palazzo barocco trova subito un nome ad hoc, un omaggio al mondo animale e all’energia primitiva: Rhinoceros.
Lo confesso: l’effetto Jumanji è immediato! Non ci credete? Passate al Velabro: vi accoglierà un rinoceronte in vetroresina a grandezza naturale, opera del direttore artistico Raffaele Curi. È proprio lì, davanti alla Fondazione e all’Arco di Giano, illuminato per l’occasione dalle luci calde di Vittorio e Francesca Storaro.
Un safari dell’anima per la savana romana.
Fondazione Alda Fendi Esperimenti: il progetto di Jean Nouvel
Il recupero, la trasformazione e la fusione di tre corpi di fabbrica nascono invece dal genio di Jean Nouvel. Un’impresa difficile ma straordinariamente riuscita.
Il progetto si sviluppa intorno a due cavedi interni:
- il primo, scuro come la notte, è percorso da passaggi di lamiera nera cerata
- l’altro, luminoso come il giorno, cattura la luce naturale ed è arredato con scatole di derivazione e LED perimetrali
Il palazzo accoglie una galleria espositiva al piano terra, un ristorante con terrazza, una foresteria e ventiquattro appartamenti destinati ad artisti, curatori e galleristi.
I primi due piani sono dedicati agli spazi espositivi, gli altri quattro sono riservati a residenze uniche dal design distintivo, pensate e progettate nei minimi particolari.
Ad accogliere gli ospiti le poesie Haiku di Raffaele Curi e la parola pensiero tradotta in ventiquattro lingue diverse.
Niente è lasciato al caso: per accontentare gli occhi e il palato c’è la terrazza con vista panoramica e ristorante.
Sì, perché vivere qui è un pensiero artistico totalizzante. Costoso, ma totalizzante.
preservare l'esterno, trasformare l'interno
Questa è la sfida vinta da Nouvel.
Costruire qui è difficile. L’architetto è obbligato a rispettare la gerarchia della storia. Sulle facciate abbiamo conservato tutto ciò che poteva testimoniare il passaggio del tempo, per permettere la scoperta di un palazzo che ha smesso di invecchiare e senza chirurgia estetica.
L’architetto attua un restyling totale dell’edificio ma rispetta, conserva e valorizza tutte le sue rughe: crea un mondo nuovo, contemporaneo, fatto di acciaio, ferro e cemento, in un contesto storico mai dimenticato. Attua un restauro conservativo dell’esterno e preserva le pietre vive degli interni. Tutti gli elementi moderni, le cuciture murarie, gli architravi metallici, le scale, persino gli impianti sono interventi chiaramente leggibili.
È un incontro di epoche: si è trattato, evidentemente, di giocare ogni volta su qualcosa di molto modesto, perché questa era un'architettura modesta. Bisognava giocare con la domesticità del luogo, con la vita che scorre tra queste pietre e con questa nuova era che avanza in questo immobile, che è quella di una presenza di una coscienza artistica che va ad installarsi.
Jean Nouvel pone l’accento sull’importanza del recupero del manufatto urbano. Enfatizza la dignità di ogni costruzione, anche le più anonime, quelle abbandonate. Ogni pezzo di città viene ascoltato per generare una mutazione.
Fondazione Alda Fendi Esperimenti, un regalo fatto ad arte
La Fondazione Alda Fendi Esperimenti è un luogo da vivere e visitare. Tutti gli spazi espositivi sono pensati per accogliere mostre, creazioni multimediali, performances da ogni parte del mondo. E, udite udite, con una fruizione totalmente gratuita.
Ad aprire le danze è un ospite d’eccezione.
Quando si fa un regalo, a Roma, bisogna farlo bene. Non si possono lasciare le cose a metà.
Così Alda Fendi annuncia la prima straordinaria esposizione: l’Adolescente di Michelangelo. La scultura, in prestito dall’Ermitage di San Pietroburgo, rappresenta un’occasione imperdibile di visita.
Esposto per la prima volta a Roma, il corpo marmoreo del giovane accovacciato ci appare nel buio, illuminato dall’estro di Storaro. Un candelabro a nove bracci ripropone la stessa illuminazione in cui lavorò Michelangelo tra il 1524 e il 1530. Un timbro naturale che aiuta ad apprezzare il lavoro incompiuto sul marmo.
Così vibrante e intenso, l’Adolescente è schiacciato da una forza superiore, materiale e spirituale. A colpire è quel non finito, la muscolatura della schiena, il volto accennato, lo sguardo nascosto. La sua incompiutezza è la sua forza.
L’Adolescente non è solo: con lui le michelangiolesche Visioni architettoniche fiorentine e romane, dodici disegni originali commentati da Jean Nouvel e incastonati nelle teche dei piani superiori.
Roma e i romani sapranno meritare un regalo così?
Per fortuna (nostra) Alda Fendi non ha dubbi!
Roma ha sempre saputo rinascere dai suoi tanti momenti drammatici. Lavorare per far riemergere la sua luce, e il suo splendore, è il nostro compito. Rassegnarsi e lasciar andare le cose in malora è l’unica colpa che non mi vorrei mai assumere.
dove come quando
- visita il sito web della Fondazione Alda Fendi Esperimenti
- la Fondazione Alda Fendi Esperimenti è a Roma in via del Velabro 9
- apertura al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 19
- ingresso alle sale espositive totalmente gratuito