cosa trovi in questo articolo

metropolitana ad arte: un viaggio tra cultura underground e BIT generation | foto scattata alla fermata Cavour della metropolitana di Roma linea B
Quanto tempo passiamo in metropolitana, ci avete mai pensato? Spesso più del dovuto e in condizioni da sport estremo.
Ma qualcosa è cambiato, possiamo respirare arte là dove ogni giorno respiriamo ben altro.
Lo so, è difficile da credere, ma siamo la BIT generation [BIT, a Roma, è il Biglietto Integrato a Tempo per l’accesso al servizio di trasporto pubblico], siamo pronti a tutto. Abbiate fiducia, biglietto alla mano superiamo i tornelli e mettiamoci comodi: che il viaggio abbia inizio!
un viaggio lungo la street art a Roma in 6 stazioni della metropolitana
viaggiando sulla linea A
prima stazione: Porta Furba

La nostra prima fermata della metropolitana linea A ci accoglie con una distesa di bottiglie. No, non siete ubriachi. Siete immersi nei Vuoti di memoria di Ugo Spagnuolo.
Il progetto ha previsto un intervento diretto della comunità: le bottiglie sono state riempite di parole nelle sedi più disparate, tra scuole, associazioni, il Centro Sociale Spartaco e la sua palestra di pugili. Con loro l’artista ha scelto venticinque sentinelle, colte nella quotidianità di un gesto simbolico: la chiusura di bottiglie, conserve di ricordi.
Ma perché dei turatori? Semplice! Spagnuolo aveva bisogno di custodi fidati, qualcuno a cui la gente potesse affidare la propria memoria.
La scelta delle bottiglie risiede nell’immaginario legato a un vuoto a perdere, un vuoto a rendere, è qualcosa di rituale, di artigiano, è un vuoto che necessita di essere riempito. Qui c’è un rito, non solo un messaggio. E poi chi non ha avuto una nonna o una zia che con la vestaglietta a fiori preparava le conserve di pomodori?
Riconosciamo le maestranze di Cinecittà, come Ninetto Davoli, Ascanio Celestini, calciatori come Giancarlo de Sisti. Ma anche Sisto V, mecenate dell’Acquedotto Felice, Don Roberto Sardelli, promotore della scuola 725 per gli studenti delle baracche, e Gino Scarano il figaro di Cinecittà.
Siamo di fronte a un’opera permanente il cui fine è sensibilizzare proprio noi, fruitori della metro, non solo alla storia del Quadraro ma all’arte stessa che tra vuoti di memoria diventa un’arte partecipata.



seconda stazione: San Giovanni

And he’s watchin’ us all with the eye of the tiger.
I Survivor e gli anni Ottanta sono la colonna sonora della nostra seconda destinazione: fermata San Giovanni. Perché? Saliamo le scale mobili e veniamo inchiodati da Lo sguardo di Tina Loiodice. Nel suo murale l’artista romana riproduce gli occhi di una tigre che ci fissa dove nessuno guarda gli altri negli occhi.

Matrix Divina di Tina Loiodice
Nella stessa stazione la Loiodice ha dipinto anche Matrix Divina, i primi piani di una donna dai lineamenti botticelliani, con i capelli al vento, uniti in un gioco di linee e cromie come molecole della materia. Il titolo dell’opera deriva dall’omonimo libro di Gregg Braden, studioso americano che lavora unendo scienza e spirito, passato e presente.
In entrambi i casi la Loidice usa colori atossici e tele provvisorie, i pannelli in cartongesso del cantiere della metropolitana linea C. Un cantiere infinito, i romani lo sanno bene.
la terza linea della metropolitana, la C
Eppure negli ultimi anni abbiamo assistito al miracolo, l’apertura della terza linea metropolitana. La nuova stazione San Giovanni della metro C ha permesso di realizzare uno degli scavi più importanti della città. Il risultato è uno straordinario tour underground tra banchine, scale mobili e corridoi.
Le indagini archeologiche, le vicende storiche e le trasformazioni paesaggistiche hanno fatto rinascere l’area suburbana della Roma antica: qui cittadini e turisti sono circondati da conchiglie di età imperiale, tubi di terracotta, cesti di vimini, condutture in piombo, grandi anfore del I-II secolo d.C., strumenti in osso e piatti dell’età moderna.
Un unicum nel suo genere, che trova precursori solo tra le metropolitane internazionali. Un esempio? La stazione parigina Louvre Rivoli, con le sue riproduzioni di statue e reperti antichi.
Per consentire al pubblico di comprendere meglio il susseguirsi della storia, sulle pareti sono stati collocati alcuni pannelli didattici e postazioni video. Il viaggio nel tempo inizia a otto metri di profondità dal livello stradale e conduce a giorni sempre più lontani. Le tracce materiali della vita che si è succeduta diventano figure iconiche rappresentative del loro tempo e compaiono graficizzate come segni identificativi delle diverse epoche.
Capirete presto che spostarsi con la linea C dalla stazione San Giovanni non è più un viaggio fisico, ma la tappa di un percorso che allenta le tensioni quotidiane e nutre la mente di chi lo compie.
terza stazione: Spagna
Il progetto Spagna – stazione della street art ha totalmente rivoluzionato l’aspetto di una delle stazioni maggiormente frequentate della capitale: Spagna, linea A, la nostra terza destinazione.
Correva l’anno 2014. Con la passione di chi è abituato a stupire, sei artisti francesi e alcuni artisti nostrani accettarono di partecipare gratuitamente all’iniziativa, lavorando negli orari di chiusura per due giorni consecutivi.
Gli artisti francesi coinvolti sono Popay, Alex One, Philippe Baudeloque, C215, Seth e Epsylonpoint, mentre tra gli italiani troviamo Lucamaleonte, Andreco, Eron e Tellas. A ognuno è stato assegnato un tratto della stazione, senza imposizioni sui soggetti da realizzare.

il Papa Francesco di C215 all’ingresso della fermata Spagna della metropolitana linea A da Vicolo del Bottino
Il risultato? Sulle pareti di accesso dall’ingresso in Vicolo del Bottino, papa Francesco col pollice in su accoglie i turisti sorridendo, mentre un gattone bianco su sfondo rosso ci guarda sornione nei piani inferiori. Due simboli di Roma, opera di C215.
Ma tutta la stazione Spagna è una galleria di personaggi, volti, geometrie, un mix di stili, iconografie, tecniche e universi fantastici diversi tra loro: un lavoro di squadra, che ha trasformato un luogo di transito in una stazione-museo dal sapore pop.
viaggiando sulla linea B
quarta stazione: Cavour

neon alla fermata Cavour della metropolitana linea B | fotografia Alberto Blasetti via Art Stop Monti
La stazione della metro come luogo da appuntare sul proprio segnalibro personale alla voce luoghi da ricordare, posti in cui è comparso un sorriso. Un luogo in cui spero accadranno piccoli grandi eventi.
Con queste parole Rub Kandy ci accoglie nella quarta tappa del nostro viaggio metropolitano. Vi avviso, abbiamo un cambio di rotta: linea B, scendiamo alla fermata Cavour.
Qui il progetto Art Stop Monti inaugura un nuovo modo di vivere gli spazi comuni con un’installazione site-specific, una vera e propria interferenza artistica in una delle stazioni più antiche della città.
#inthemoodforloverome è il filo conduttore del progetto di Rub Kandy: l’artista posiziona all’entrata (direzione Rebibbia / Jonio) l’immagine del selfie di una ragazza nel vagone della metro, mentre sul muro opposto un ragazzo rimane sul binario con un mazzo di fiori in mano.
Interventi di illuminotecnica e il rinnovamento dello spazio impreziosiscono la fruizione delle opere.
bye bye, ti amo, wait
I neon appesi al soffitto parlano al viaggiatore come si parla a un innamorato. Un intervento semplice ma dal grande impatto emotivo, immediato per tutti i frequentatori della metropolitana, per chi va, per chi viene e per chi ama Roma.
quinta stazione: Monti Tiburtini

la ragazza di Diamond alla fermata Monti Tiburtini | fotografia via Artribune
Restiamo sulla linea blu e proseguiamo il nostro viaggio metropolitano.
Prossima fermata: Monti Tiburtini.
Ancora una volta la stazione è stata oggetto di una trasformazione, anzi di una riqualificazione artistica. Nel 2015 Lanificio Factory ha promosso l’intervento di cinque street artist che hanno trasformato le fermate del quartiere Tiburtino in gallerie d’arte urbana. Luoghi grigi dell’anonimato diventano scenografie visionarie.
Ognuno ha la sua preferita. La mia è la ragazza di Diamond, un volto stilizzato dagli accenti liberty con influenze dell’Art Nouveau, dipinto sul muro esterno della fermata Monti Tiburtini.
Spesso è la ricerca incessante di un viso che mi attrae, a volte esiste e devo solo fotografarlo, a volte devo crearlo io.
Ritroviamo qui tutti gli elementi di una cifra stilistica inconfondibile: una figura femminile, arricchita da una grafia raffinata, e un diamante, segno distintivo di una personalità dalle mille sfaccettature.
La singolare ricerca di Diamond sfocia in un design che punta a nuove forme e linee, esclusivamente estetiche. Il suo stile asciutto abbraccia le tecniche principali della street art, dall’acrilico allo spray, e avvicina le persone ad un mondo diverso, non più confinato tra i muri dei musei ma esposto sulle pareti della metropolitana.
sesta stazione: Santa Maria del Soccorso

Gomez alla fermata Santa Maria del Soccorso della metropolitana linea B | fotografia Valentino Bonacquisti via FotografiaErrante
Attenzione, ultima fermata: Santa Maria del Soccorso.
Chi l’avrebbe mai detto che una stazione della metro all’estrema periferia est di Roma potesse diventare un museo a cielo aperto?
Santa Maria del Soccorso lo fa quando ci accoglie con Nec spe nec metu (letteralmente né per speranza né per paura) il doppio murales di Gomez. Le due immagini sono in contrasto: una rappresenta il sacro e l’altra il profano, a cornice del nome religioso della stazione.
La sua è una pittura simbolica, barocca, fortemente suggestionata da Caravaggio per l’uso di luci e ombre e per le tematiche in bilico fra bene e male.
Sono sempre stato affascinato dai ribelli, dagli sconfitti, dalle persone che lottano per conquistare la loro libertà e l’amore, per sopravvivere alle loro debolezze, e che ci provano talmente forte da fallire, alla fine.
Per i più distratti, tanta arte può rappresentare solo una nota di colore tra percorsi obbligati, corse e attese. Per i più attenti, un’occasione di riflessione, osservazione e ammirazione.
Ebbene si, al prezzo di un BIT la metropolitana di Roma ci offre (anche) questo!