Finalmente ci siamo, la primavera è arrivata.
E con lei i fiori, le allergie, le uova di Pasqua, le giornate di sole e le gite fuori porta. Non occorre andare lontano, spesso un buon antistaminico e un’ora di macchina sono sufficienti a regalarci un momento di pace lontano da tutto.
Impossibile non approfittarne, soprattutto se il nostro momento è Villa d’Este, un sito di bellezza universale, capolavoro del Rinascimento italiano, Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO.
Ma io rifugiarmi a Tivoli vorrei, questa città di greci, e consumarvi in vecchiaia la stanchezza della vita, dell’ignoto, della guerra.
Orazio
un sogno mancato
La storia della Villa inizia da un sogno mancato, quello di Ippolito II d’Este per il soglio pontificio.
Solo l’appoggio di Giulio III gli permise di diventare Governatore di Tivoli: magra consolazione, direte voi. In realtà Ippolito si mostrò ben felice dell’investitura; il vero problema era il convento francescano toccatogli in sorte. Lui, cardinale, figlio di Lucrezia Borgia, nipote di Alessandro VI, abituato al lusso di Ferrara e allo sfarzo di Roma, non esitò ad abbattere le preesistenze e a creare una dimora degna del suo nome.
Affidò l’incarico all’architetto Pirro Ligorio, il cui estro progettuale rese (questo) sogno realtà.
Come spesso accade, le alterne vicende politiche rallentarono i lavori. Lo stesso Ippolito poté soggiornare solo pochi mesi nella villa. Dopo la sua morte, i discendenti realizzarono aggiunte e sistemazioni ma, negli anni successivi, la mancata manutenzione provocò la decadenza del complesso: il giardino fu abbandonato, i giochi idraulici andarono in rovina e la collezione di statue smembrata.
La situazione cambiò solo allo scoppio della prima guerra mondiale, quando il complesso venne acquistato dallo Stato Italiano che restaurò la Villa e aprì le porte al pubblico.
il palazzo
E a proposito di porte, l’ingresso originario alla Villa era posto sull’antica Via del Colle, in un contesto maestoso e suggestivo. Oggi l’entrata appare più modesta: la piazzetta che ci accoglie tra negozi e souvenir, ne relega l’ingresso in un angolo e ci distrae con la Chiesa antistante.
Ma non lasciamoci ingannare.
Varcata la soglia inizia per noi un percorso di meraviglia e stupore, un crescendo di visioni prospettiche, dove bellezza e raffinatezza diventano una cifra stilistica. Le prime avvisaglie si avvertono già nelle stanze del piano nobile, decorate dai grandi protagonisti del tardo manierismo romano come Livio Agresti, Federico Zuccari, Girolamo Muziano e Antonio Tempesta.
Superato lo splendore degli interni, scendiamo la doppia scalinata. Ad attenderci il primo grande vialone del giardino, parallelo alla facciata del palazzo e affiancato alla Grande Loggia. Qui il cardinale e la sua corte soggiornavano nei giorni più caldi, per godere della frescura, del panorama e dei giochi d’acqua.
il giardino di Villa d'Este
Protagonista indiscusso della Villa è lo splendido giardino, un locus amenus costellato di fontane e giochi d’acqua. Quando inizia la discesa, lo sguardo si perde nell’intricato labirinto di siepi, cascate, fontane, piccole grotte e fiori profumati.
…dovunque tu volga il guardo ne zampillano polle in sì varie maniere e con tale splendidezza di disegno, da non esservi luogo su tutta la terra che in tal genere non sia di gran lunga inferiore…
Uberto Foglietta
La sistemazione degli assi e dei moduli, tipica delle città romane, fu adottata per nascondere la forma irregolare del giardino e dare al palazzo una posizione centrale. Ligorio sfruttò le vecchie mura urbane come contrafforti per il terrapieno e risolse il problema idrico attraverso un sistema di tubazioni, in grado di fornire 300 litri d’acqua al secondo con il principio dei vasi comunicanti.
le fontane di Villa d'Este
Sono tante, tantissime le fontane che costellano il giardino. Spetta a noi, curiosi esploratori allo sbaraglio, la fortuna di scoprirle e lo stupore nel trovarle.
Cominciamo!
la Fontana di Tivoli o Fontana dell'Ovato
La prima fontana degna di nota è la Fontana di Tivoli o Fontana dell’Ovato, una summa geografica della città. Nella vasca centrale le statue mitologiche esaltano la dinastia estense e la grandezza di Tivoli con i suoi monti, il tempio della Sibilla e la cascata del fiume Aniene. Ben si merita la definizione di sinfonia d’acqua di luce e di suoni fruscianti.
le Cento Fontane
Le Cento Fontane, tra le più celebri della Villa, ricordano i tre affluenti del Tevere generati dai Monti Tiburtini. Gli zampilli sono disposti su due file sovrapposte di mascheroni antropomorfi e sovrastano il canale più alto tra sculture di gigli, obelischi, navicelle e aquile estensi.
Parlan, fra le non tocche verzure, le cento fontane, Parlan soavi e piane, come femminee bocche, mentre sui lor fastigi, che il sol di porpora veste, splendon, oh gloria d’Este, l’aquile e i fiordiligi.
Gabriele D'Annunzio
Tutto il viale condensa il programma iconografico della Villa poiché, se la Fontana di Tivoli rappresenta il ruolo di Ippolito come Governatore, questo è il percorso di Fede per arrivare al pontificato, ovvero alla Fontana di Roma con i suoi simboli monumentali. E qui fate attenzione. Le cento fontane, in realtà, sono novantanove: la centesima si trova proprio qui, sull’obelisco della Fede nella Rometta. Contare per credere.
la Fontana dei Draghi
Al centro del giardino troviamo la Fontana dei Draghi, racchiusa da due rampe semicircolari. Secondo la leggenda fu realizzata in una sola notte come omaggio a Gregorio XIII, ospite della villa. La fontana è formata da un gruppo scultoreo con quattro draghi disposti a circolo e un potente zampillo centrale.
le altre fontane
La fontana più imponente e scenografica della villa resta quella di Nettuno, realizzata nel 1927 da Attilio Rossi che restaura la cascata del Bernini. Il dio dei mari si inserisce nel paesaggio tra alti zampilli e delicati rivoli d’acqua, in un artificio straordinario.
Poco distante le Peschiere, tre grandi vasche di raccolta per la pesca, e la Fontana dell’Organo che ogni due ore leva in alto un concerto di armonie. Non da meno, un prodigio idraulico permette alla Fontana della Civetta di cinguettare realmente.
Lo avrete capito, Ippolito vuole stupire i suoi ospiti e lo fa con ogni mezzo. 250 zampilli, 60 polle d’acqua, 250 cascate, 20 esedre, 100 vasche, 150 piante secolari sono numeri da capogiro.
La sua villa non è un sogno mancato, ma un sogno ad occhi aperti a due passi da Roma.
Siete pronti a partire?
dove come quando
il convento di Trinità dei Monti
- visita il sito web di Villa d'Este a Tivoli
- Villa d’Este si trova a Tivoli, in piazza Trento 5 ed è raggiungibile in auto, percorrendo l'A24 e prendendo l'uscita per Tivoli
- il complesso può essere visitato a partire dalle 8.45 (il lunedì dalle 14), mentre la chiusura varia a seconda dei mesi
- il biglietto intero costa 15 euro