- contenuto sponsorizzato realizzato in collaborazione con desvres ariana
come si lavora alla palette colori e materiali per una casa
La palette colori per un progetto di interior è il contenuto progettuale che, più degli altri, coniuga l’aspetto tecnico con quello emozionale. Materiali e scelte cromatiche, infatti, devono essere capaci di raccontare il vissuto e le aspettative di chi abiterà quello specifico spazio, raccogliendo in un insieme unitario e armonioso una serie di suggestioni legate ad ambiti anche molto lontani tra loro.
A volte per costruire una palette colori è sufficiente partire da una fotografia o un semplice frammento di qualcosa di importante per noi e poi costruire intorno a essi, per sovrapposizioni e accostamenti successivi, quella che viene comunemente definita moodboard: una vera e propria tavola di tasselli, ciascuno declinato in particolari e riconoscibili caratteristiche materiche, cromatiche, tessiturali.
Il lavoro di realizzazione della moodboard è molto spesso lungo e soggetto a più e più ripensamenti. Se, una volta scelto il frammento iniziale, vi trovate a combinare e scombinare il resto senza arrivare apparentemente a una soluzione progettuale utile e definitiva, non preoccupatevi: il risultato arriva sempre, basta lasciare allo sviluppo del lavoro il giusto tempo e, ogni tanto, accettare anche che qualcosa non abbia funzionato nel verso giusto fin dall’inizio.
Per la ristrutturazione del mio appartamento ho pensato e ripensato la composizione della moodboard, arrivando a definire, solo qualche settimana fa (quindi a cantiere già avviato e a progettazione architettonica completata), la palette di materiali e colori. Non nascondo che mettere insieme tutti i pezzi di un puzzle a metà tra interior e immaginario personale non è stato per niente semplice, anzi. Il percorso di ricerca mi ha messo più volte in crisi, costringendomi ad affrontare questioni di vario tipo e a trovare soluzioni concrete alle problematiche connesse alle finiture.
Habemus palette, però, e ora vi racconto un po’ da quali elementi è composta e come sono riuscita a definirla.
palette colori e materiali per un appartamento anni '60
galeotto fu il marmo, un must degli appartamenti romani dell'epoca
Marmo. Fino a poco tempo fa chi lo aveva in casa, come retaggio di un interior design anni ’60 (esattamente il mio caso), non vedeva l’ora di disfarsene, sostituendo le lastre con una distesa di parquet, gres, tutto meno che marmo, per carità. Massimiliano, il portiere del mio condominio, conserva nel suo sgabuzzino delle meraviglie una quantità incalcolabile di marmo dismesso negli anni dai vari appartamenti: potrebbe pavimentarci San Pietro, dice, e non credo che la sua stima sia tanto lontana dalla realtà 🙂
Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate. C’è forse più consapevolezza e rispetto di quello che ci circonda, sviluppato sull’onda dei concetti di ecosostenibilità e importanza della nostra eredità culturale. Non sempre la scelta di sostituire tout court si rivela la più praticata: si tende invece a conservare, ripristinandone le qualità iniziali, quello che per noi ha da sempre il significato di casa e, in qualche modo, racconta parte del nostro vissuto.
Io, per esempio, il marmo Grigio Imperiale che pavimentava l’intera zona giorno del mio appartamento, ho pensato di conservarlo. Non a tutta superficie – a causa delle estese demolizioni di tramezzature che vi ho raccontato descrivendo il progetto preliminare e definitivo – ma per una buona porzione del nuovo soggiorno.
Proprio il marmo è stato il primo tassello della mia moodboard, poi tradotta nella palette colori e materiali che abbiamo visto all’inizio. La scelta di conservarlo è dovuta a più fattori:
- la necessità – per me imprescindibile – di rendere visibile un legame con il passato della casa (ho raccontato la sua storia in un articolo tutto sentimentale che non ho potuto non scrivere quando ho iniziato a mettere mano al progetto)
- la valutazione della qualità intrinseca del materiale, che non mi avrebbe consentito di considerare la dismissione integrale un comportamento etico
- l’apprezzamento dell’estetica concreta, dall’allure vintage, delle lastre in marmo, tra l’altro ancora perfettamente integre e bisognose solo di una bella lucidatura
oltre al bianco, una palette di neutri morbidi dai delicati toni pastello
Stabilito l’essenziale richiamo al passato attraverso il marmo, è arrivata l’ora di pensare a uno o più neutri moderni, freschi, luminosi, in grado raccontare il progetto della ristrutturazione già a partire dalle superfici verticali. Ferma restando la scelta del bianco per la maggior parte dei soffitti e per alcune delle pareti, ho individuato alcuni colori perfetti per accogliere la vita della mia famiglia nella nuova casa. Li vediamo insieme uno per uno?
verde Tranquil Dawn, il Colore dell'Anno 2020 AkzoNobel
Il neutro principale che ho scelto per affiancare il bianco è un colore morbido e in un certo senso vellutato alla vista come si potrebbe immaginarlo al tatto: il verde Tranquil Dawn, il Colore dell’Anno AkzoNobel per il 2020. In parte vi ho già raccontato le caratteristiche di questo colore luminoso, capace di infondere serenità e armonia, nell’articolo dedicato alla mia futura piccola cucina in soggiorno.
Utilizzato come neutro, può essere accostato ad accenti di tipologia diversa, a seconda del risultato estetico ed emozionale che si desidera raggiungere.
Sikkens, che codifica questo verde come J5.03.71, propone quattro palette legate ad altrettanti significati: Care (relax e apertura), Play (mood dirompente e divertente), Meaning (minimalismo e concentrazione) e Creativity (curiosità e ispirazione). Le palette colori sono legate al progetto Color Futures 2020 che, nel complesso, conta ben 40 proposte!
La mia palette colori è abbastanza vicina alla proposta Creativity, pur se con le variazioni dovute alla scelta di forniture specifiche per i rivestimenti dei due bagni, sviluppati in base a progetti creativi diversi.
rosa Quartz e azzurro Watery della collezione Crea di Desvres Ariana
Gli altri due neutri della mia palette colori sono rubati al catalogo della collezione Crea di Desvres Ariana, brand del gruppo ABK che conosco da anni, grazie ai numerosi incontri nelle fiere e negli eventi di settore.
Con Crea il colore, pur essendo esteticamente leggero e delicato, si fa corposo. Questo perché il design delle lastre in ceramica a pasta bianca, disponibili nel formato 30×120 cm con spessore 7 mm, è ispirato alla concretezza materica dell’intonaco e del cemento, materiali da cui ereditano, colorandola, la texture superficiale.
Tra le cinque varianti cromatiche disponibili ho optato per:
Quartz, un rosa polveroso, né troppo caldo né troppo freddo, femminile ma senza esagerare e, quindi, un colore capace di incarnare intimità, avvolgenza, calore di casa. Il Quartz veste per la quasi totalità le pareti del bagno in camera da letto ed è accostato a una tinta d’accento che scopriremo insieme più avanti.
Watery, un azzurro molto chiaro con un lieve accento grigio, capace di sottolineare l’origine ispirazionale al cemento e alla materia da costruzione concreta. Sulle pareti del bagno dei bambini / ospiti, accessibile dall’unico disimpegno della zona notte, lo alternerò a fasce in bianco Pearl, così da ricordare la partitura di un quaderno a righe, sottolineata dalla stuccatura color ferro delle fughe (ridotte comunque al minimo dato che le lastre sono rettificate con estrema precisione).
Qui di seguito alcune foto di cantiere relative al momento dell’installazione delle lastre.
i colori d'accento, che affiancano i neutri, valorizzandoli
Neutri morbidi e polverosi chiamano colori d’accento che, variando la loro luminosità e saturazione, sappiano valorizzarli e utilizzarli come filo conduttore ricorrente in ogni ambiente della casa.
Per questo motivo, avendo davanti agli occhi il Tranquil Dawn e l’accoppiata Quartz e Watery della collezione Crea di Desvres Ariana, ho scelto tre corrispondenti variazioni d’accento:
- il Tranquil Dawn, il neutro principale, trova riscontro nel Verde Commodoro della palette Fenix NTM che vestirà le ante e il piano della mia cucina Area 22 di Dibiesse (per approfondire il tema cucina, potete leggere l’articolo dedicato all’angolo cottura in soggiorno); si tratta di un salvia intenso, con una nota grigia più morbida
- il rosa Quartz di Desvres Ariana, invece, è sottolineato dalla ricorrenza, in alcuni spazi della casa (il bagno padronale, la scrivania del mio angolo studio fatta realizzare su misura dal falegname, le ante dell’armadio angolare in camera da letto), della tinta Heart Wood, anche questa, come il Tranquil Dawn, rubata alla palette Sikkens
- l’azzurro Watery, infine, è saturato e reso più giocoso e denso dalla finitura Agave che, con l’approvazione incondizionata di Samuele, ho scelto per i sanitari Color Elements di GSI Ceramica (la collezione si chiama Pura)
palette colori per cornice e dettagli: rovere, metallo nero e acciaio spazzolato
a pavimento, un parquet industriale in rovere naturale
All’inizio dell’articolo celebravo le virtù del mio marmo vintage Grigio Imperiale, che ho deciso di preservare in parte dalla rimozione e dismissione per tenere traccia delle origini della casa. Tutti gli altri pavimenti – in legno, ceramica o gres – sono stati invece completamente sostituiti da una distesa uniforme di uno dei materiali che, ponderando resa estetica, prestazioni e costo, dà degli ottimi risultati: il parquet industriale.
Fermo restando che ho intenzione di preparare un articolo/guida dedicato proprio a questo tipo di parquet, vi elenco qui alcune sue caratteristiche principali, così da giustificare la scelta:
- è un parquet che, come dice il suo stesso nome, deriva dagli scarti della lavorazione industriale del parquet tradizionale o prefinito: questo vuol dire che, pur avendo le caratteristiche proprie di quei parquet, si presenta in una taglia decisamente più piccola, ovvero listelli sagomati come una sorta di blocchetti, con uno spessore che parte da circa 11 mm e arriva fino a circa 16 (il mio è da 14 mm)
- ha una sezione a tutto legno: non ha strato nobile e strato di supporto, ma è tutto della stessa essenza: questo vuol dire che, al bisogno, può essere lamato e lucidato anche più volte, senza perdere le sue qualità estetiche e meccaniche
- costa poco (pochissimo!): proprio perché ricavato da scarti di lavorazione, ha un prezzo davvero molto ridotto rispetto ai suoi parenti nobili
- la sua estetica è piacevole e molti la scelgono indipendentemente da considerazioni inerenti il costo e la durata nel tempo: è riconoscibile e richiama atmosfere calde, dal vago accento vintage o nordico (e allora è chiaro perché non potevo non scegliere il parquet industriale!)
nero per la luce, acciaio per l'acqua
Per i dettagli, per una volta, l’architetto (io) e il progettista di impianti (Samuele) siamo andati d’amore e d’accordo, decidendo fin dall’inizio di differenziare il filone luce da quello acqua.
Per il primo ci siamo affidati alla tecnologia e all’estetica delle proposte Vimar. Già a suo tempo era stato amore a prima vista per il metallo nero spazzolato della serie Eikon Exé, e così, al momento di mettere mano al progetto di casa, non ci sono stati dubbi sulla scelta.
Per la parte acqua, invece, ci siamo giocati un altro nostro preferito: l’acciaio spazzolato delle proposte Mina, declinate nelle forme morbide e presenti di una delle collezioni ora presenti a catalogo: Dimensione74.